di Florian Heiss, Carmine Ornaghi e Mirco Tonin
Una sfida chiave nella crisi energetica è definire politiche capaci di alleviarne gli effetti sulle famiglie in difficoltà. Il prerequisito è che i possibili beneficiari siano consapevoli della disponibilità di questi strumenti. Spesso non accade.
Come attivare l’auto-selezione
Viviamo un periodo di alta inflazione, trainata dall’aumento dei prezzi dell’energia, che ha un impatto disomogeneo sulla società e colpisce in modo particolarmente grave le famiglie a basso reddito. Questa situazione richiede politiche per mitigarne gli effetti che siano almeno in parte mirate ai gruppi più vulnerabili della società, come tariffe sociali o bonus energetici. Tali misure incidono meno sul bilancio statale rispetto a provvedimenti universali, come gli sconti sulle accise, ma sono generalmente più difficili da attuare, in quanto condizionate al reddito.
Una possibile alternativa è adottare provvedimenti accessibili a tutti, ma che devono essere attivamente richiesti da parte dei potenziali beneficiari. L’idea è quella di introdurre un meccanismo di auto-selezione che dovrebbe favorire le famiglie meno abbienti, partendo dal presupposto che gli individui più ricchi siano meno propensi a dedicare tempo per accedere a benefici che per loro sono modesti, mentre rappresentano un contributo significativo ai bilanci delle famiglie a basso reddito, che dunque si attiveranno per fare domanda.
Tuttavia, questo semplice meccanismo può “incepparsi” e produrre effetti perversi, trasformando una politica che sulla carta è progressiva in una misura regressiva, a beneficio soprattutto dei soggetti più abbienti.
Un caso inglese
In un nostro recente lavoro studiamo un forte shock sul prezzo dell’acqua potabile pagato delle famiglie nel sud-est dell’Inghilterra. Lo shock è indotto dall’installazione di contatori, cosicché la tariffa dell’acqua passa da un importo fisso, basato sulla dimensione o valore della casa, a un importo variabile, determinato dal consumo effettivo. La modifica causa un forte aumento delle bollette per le famiglie numerose – che naturalmente consumano più elevate quantità di acqua – che vivono in case piccole, cosa che in precedenza implicava una bolletta relativamente bassa. Per attenuare lo shock e facilitare il passaggio al nuovo regime, l’azienda idrica locale ha introdotto una tariffa agevolata che consente alle famiglie colpite di ridurre l’onere aggiuntivo per due anni. La tariffa sociale non viene applicata automaticamente a tutte le famiglie che potrebbero trarne un beneficio, ma deve essere richiesta attraverso una semplice telefonata.
Qual è stato l’impatto dell’introduzione della tariffa agevolata che doveva assorbire almeno in parte lo shock dei prezzi attraverso una telefonata? La nostra analisi empirica mostra una diffusa inazione: oltre il 70 per cento di coloro che avrebbero potuto beneficiarne non richiede l’applicazione della tariffa sociale, perdendo in media 121,50 sterline in un biennio.
I risultati dello studio
Un contributo importante della nostra analisi è quantificare quanto dell’inerzia sia attribuibile alla mancanza di attenzione (cioè, alla mancata conoscenza o alla mancata comprensione della tariffa) o ai costi di transazione, ad esempio in termini di perdita di tempo, per attivarla. La disponibilità della tariffa agevolata è stata ben pubblicizzata, sia negli opuscoli di informazione generale forniti in occasione dell’installazione del contatore dell’acqua, sia nelle bollette, dove vengono evidenziati i vantaggi personalizzati dell’applicazione della tariffa, in base alle caratteristiche effettive della casa e ai consumi. Questo avrebbe dovuto ridurre al minimo la disattenzione e favorire la comprensione della tariffa.
I costi di transazione, per quanto minimi, sono fondamentali per generare una auto-selezione tra le famiglie, dato che gli individui più abbienti potrebbero pensare che non valga la pena fare domanda per risparmiare, diciamo, 40 sterline; ma lo stesso importo dovrebbe essere sufficiente per indurre le famiglie più povere ad agire.
La figura 1 mostra che la probabilità di effettuare la chiamata aumenta man mano che crescono i potenziali risparmi, però raggiunge presto una soglia in cui solo la metà dei potenziali beneficiari chiama, anche se i risparmi sono nell’ordine delle centinaia di sterline.
Figura 1
Dato che le persone possono reagire a potenziali risparmi sulla bolletta solo se ne sono consapevoli, possiamo utilizzare la soglia come misura della probabilità di prestare attenzione. In altre parole, se la metà delle persone che potrebbero guadagnare 300 sterline non chiama, ne deduciamo che solo il 50 per cento degli utenti presta attenzione all’informazione inviata: saranno infatti ben pochi gli individui per cui 300 sterline non compensano il tempo e lo sforzo di fare una telefonata. Una volta determinata la probabilità di prestare attenzione, possiamo utilizzare l’aumento della probabilità di chiamare all’aumentare dei risparmi per stimare i costi di transazione e vedere come questi cambiano per diversi gruppi socioeconomici.
L’esame dell’inattenzione e dei costi di transazione per tali gruppi si rivela interessante. A conferma della presenza di un meccanismo di una auto-selezione, troviamo che, per un dato livello di risparmio, le famiglie che vivono in aree dove reddito e istruzione sono più elevati, sono, di fatto, meno propense a richiedere l’applicazione della tariffa agevolata.
Tuttavia, il meccanismo dell’attenzione agisce in senso contrario: le famiglie nelle aree più ricche hanno una maggiore probabilità di conoscere l’esistenza della tariffa più vantaggiosa. Nel complesso, la differenza di attenzione è talmente alta che le famiglie più agiate finiscono per trarre maggior vantaggio dalla tariffa agevolata, rendendo così la politica regressiva, anche se era stata pensata per essere progressiva.
Cosa fare con la crisi energetica
Ci sono diversi parallelismi con la crisi energetica che si sta vivendo in Europa: un forte shock dei prezzi legato al consumo di un bene essenziale che colpisce in modo più grave le famiglie a basso reddito. È quindi importante chiedersi quali lezioni possiamo trarre dall’esperienza inglese per definire politiche che siano efficaci nell’alleviare le conseguenze della crisi energetica sulle famiglie più vulnerabili.
Per ridurre i costi energetici, è fondamentale che i consumatori cerchino le migliori offerte, e il nostro studio conferma quanto sia importante ridurre i costi di transazione, fornendo informazioni chiare nelle bollette e riducendo gli ostacoli al cambio di fornitore.
Non solo. La nostra ricerca dimostra quanto sia ancor più importante che i consumatori prestino attenzione: di fatto, le lettere informative e personalizzate risultano inutili se non vengono lette. La crisi energetica potrebbe allora rappresentare un’opportunità per spingere le persone a un impegno attivo per conoscere i propri consumi e i relativi costi, dal momento che il prezzo dell’energia è costantemente sotto i riflettori. Le conoscenze che ne derivano potrebbero avere un impatto duraturo e dovrebbero essere incoraggiate, al di là dell’attuale crisi.
Un’altra lezione importante dalla nostra analisi è che per il successo di misure di sostegno che richiedono una “attivazione” da parte delle famiglie è importante che la comunicazione sia rivolta alle fasce più vulnerabili della popolazione, anche facendo leva sul passaparola o coinvolgendo gruppi comunitari che offrono servizi agli anziani, ad esempio.
In sintesi, il nostro studio dimostra che, quando si introducono politiche economiche e provvedimenti rivolti alle famiglie, non si può dare per scontato che tutti prestino attenzione e neanche assumere che l’attenzione sia uniformemente distribuita nella popolazione. Ignorare questi aspetti potrebbe portare a conseguenze indesiderate, come si è visto nel caso della tariffa dell’acqua.
Articolo pubblicato su lavoce.info