Il cigno nero che adesso ci fa paura

di Alessandro Narduzzo

La grave crisi determinata dall’epidemia da Coronavirus è segnata da un profondo disorientamento, individuale e collettivo, reso visibile dalle difficoltà con cui i cittadini reagiscono alle misure di tipo restrittivo introdotte dal Governo italiano negli ultimi 10 giorni. Misure che impongono di riconsiderare comportamenti quotidiani e di comprenderne le conseguenze rispetto alla diffusione del virus.

Per spiegare le difficoltà incontrate a riconoscere e ad affrontare in modo adeguato questa epidemia, il COVID-19 è stato descritto come un cigno nero, espressione utilizzata da Nassim Taleb per indicare eventi rari che ci colgono impreparati, producono danni estremamente gravi e che successivamente vengono razionalizzati in modo distorto, ragionando col senno di poi. La teoria del cigno nero certamente ci aiuta a comprendere perché eventi come il Coronavirus siano così insidiosi da riconoscere e affrontare.

Non di meno, questo nostro disorientamento a comprendere la magnitudine di questa crisi e quindi l’adeguatezza delle misure da adottare per affrontarla si spiega con il fatto che le situazioni che affrontiamo nella vita sociale quotidiana, come cittadini, genitori, risparmiatori, consumatori non sono caratterizzate da dinamiche di crescita esponenziale, come quella delle epidemie. E anche quando affrontiamo situazioni che evolvono a ritmo esponenziale, tendiamo a non riconoscere queste dinamiche (exponential-growth bias) e a sottovalutarne il loro effetto cumulato. Nell’esperienza quotidiana tendiamo ad assumere che i fenomeni cambino in modo lineare: se negli ultimi tre giorni ho letto un libro, nei prossimi 6 giorni riuscirò a leggerne due. Se nell’ultimo anno ho risparmiato quanto guadagno in un mese, nei prossimi due anni riuscirò a risparmiare due mensilità. La crescita esponenziale, invece, ha una dinamica significativamente diversa, caratterizzata da una rapidità di espansione che fatichiamo ad afferrare appieno. In economia sperimentale una delle situazioni di questo tipo più studiate riguarda decisioni che prevedono di calcolare l’interesse composto di un ammontare di denaro nel tempo. I risultati sono convergenti e mostrano che le persone sottovalutano, soprattutto all’inizio, le conseguenze che si produrranno nel tempo, prendono decisioni con ingiustificata sicurezza (overconfidence) e non cercano aiuto o consigli per decidere.

Molti lettori ricorderanno la vecchia leggenda da Mille e una notte, secondo cui l’inventore del gioco degli scacchi regalò il gioco al proprio sultano che, incantato per il dono ricevuto, si dichiarò disposto a donargli qualsiasi cosa egli avesse voluto. La richiesta fu di ricevere un chicco di riso per la prima casella della scacchiera, due per la seconda, 4 chicchi per la terza e così via a seguire raddoppiando il numero di chicchi fino all’ultima delle 64 caselle. Il re inizialmente rimase deluso dalla modestia della richiesta, salvo poi ricredersi nel momento in cui tutte le riserve di riso del regno non risultarono sufficienti a soddisfare la ricompensa richiesta.

Nei fatti, i fenomeni caratterizzati da una crescita di tipo esponenziale non sono pochi e non riguardano solo la diffusione dei virus, ma anche altri fenomeni, sia naturali come il numero di alluvioni che si verifica ogni anno, sia artificiali come il numero di transistor stampabili in un circuito stampato. Questo, in parte, spiega perché le decisioni degli esperti possano essere non immediatamente comprese e condivise da parte delle persone che non hanno una consuetudine con fenomeni caratterizzati da crescita esponenziale e quindi più soggetti alla distorsione di giudizio sui meccanismi di crescita. Tra gli elementi che caratterizzano i decisori professionali non vi è solo la quantità di conoscenze specialistiche di cui si servono per decidere, ma il tipo di modelli mentali utilizzati per rappresentare le situazioni.

Queste considerazioni suggeriscono due riflessioni finali. È importante riflettere sulla reazione di sorpresa che ci coglie quando ascoltiamo le informazioni sulla diffusione del virus, sulla rapidità con cui avviene il contagio, o sulla radicalità delle misure che vengono prese per contrastarne la diffusione. Reazioni di sorpresa, incredulità, sgomento siano per noi un segnale del fatto che i modelli cognitivi che quotidianamente usiamo come una bussola per capire quello che sta accadendo non sono adeguati alla comprensione di questa situazione. Dobbiamo andare oltre la sorpresa e apprendere modelli cognitivi appropriati in cui il cambiamento (scaling-up) si misura in termini di ordini di grandezza.

Infine, per valutare i nostri comportamenti, le nostre decisioni e le conseguenze che ne derivano è opportuno avere costantemente presenti tre orizzonti temporali: il presente, ossia quello che sta avvenendo oggi, l’immediato futuro che evolve in modo esponenziale, e il prossimo futuro, ossia quello che ci aspetta dopo che il picco dell’epidemia sarà superata. Tre orizzonti temporali, con dinamiche differenti ma fortemente interdipendenti tra loro. Valutare le nostre decisioni limitandoci ad uno solo di questi tre orizzonti temporali ci espone a rischi e conseguenze che comprenderemo solo con il senno di poi.

One thought on “Il cigno nero che adesso ci fa paura

  1. Grazie, non sono più giovane, ne’ particolarmente acculturata, ma le sue parole mi sono state utili, anche e soprattutto per l’accettazione della situazione presente . Grazie ancora e buon lavoro.

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