Economia e violenza di genere

di Mirco Tonin

La violenza di genere ha radici profonde e la sua eradicazione richiede uno sforzo congiunto da parte di tutti gli attori sociali. Un contributo può venire anche dall’economia, intesa come disciplina, per comprendere quali azioni siano maggiormente efficaci per contrastare il fenomeno. Questo è vero sia che si tratti di azioni in ambito economico, riguardanti per esempio il mercato del lavoro, che interventi di tutt’altra natura, in cui però è importante analizzare i dati in maniera rigorosa. Ad esempio, nei casi di violenza domestica, arrestare il partner riduce le istanze in cui la violenza si ripete o, al contrario, le aumenta, a causa di una possibile ritorsione che mette ulteriormente in pericolo la vittima? Non è facile rispondere a questo tipo di domande.

Potrebbe non esserci nessuna relazione chiara tra recidiva e arresto, o addirittura una relazione positiva per cui ad un arresto segue con maggiore frequenza una reiterazione del reato, ma questo non implica assolutamente che l’arresto non sia uno strumento efficace. Infatti, l’arresto avviene — come è giusto che sia — solitamente nei casi più gravi, ma nei casi più gravi vi è anche una maggiore probabilità di ripetizione della violenza, indipendentemente dall’arresto in sé.

Per rispondere in maniera credibile alla questione, in un lavoro recente Sofia Amaral dell’ifo Institute di Monaco, insieme a vari coautori, analizza oltre 124,000 chiamate per casi di violenza domestica. Chiamate arrivate ai servizi di emergenza nella regione inglese del West Midlands. Sfruttando il fatto che diversi agenti di polizia hanno una dif­ferente propensità ad effettuare un arresto e che vi è una certa casualità in quale agente di polizia venga mandato ad intervenire in uno specifico caso, gli autori mostrano come l’arresto riduca la probabilità di ripetizione della violenza non solo nelle 48 ore successive al primo episodio, ma anche nei dodici mesi successivi. Inoltre, mostrano come questo non sia dovuto ad una maggiore riluttanza da parte della vittima — a seguito di un arresto — a chiamare in caso di violenza ripetuta, cosa che sarebbe ovviamente controproducente. Sembra dunque che l’arresto sia efficace. Al contrario, un altro lavoro sempre basato su dati inglesi, in questo caso nell’area di Manchester, mostra come misure di protezione, come case protette per le vittime, non siano invece efficaci nel ridurre il ripetersi della violenza.

Non è ovvio che risultati validi nel contesto inglese siano facilmente «esportabili» nel contesto italiano. Quello che è chiaro, invece, è che sia necessario valutare in maniera rigorosa cosa funziona per debellare una piaga intollerabile. Ne va della vita delle persone.

Articolo originariamente apparso sul Corriere dell’Alto Adige, Corriere del Trentino e Corriere del Veneto

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