Di Mirco Tonin
Gli italiani, oltre ai proverbiali santi, poeti e navigatori, sono anche ottimi scienziati, ma l’Italia non è, purtroppo, un paese per gli uomini e le donne di scienza. Uno dei maggiori finanziatori di progetti di ricerca di base in Europa è il Consiglio Europeo della Ricerca, che ogni anno assegna attraverso bandi molto competitivi finanziamenti per progetti che spaziano dalle scienze fisiche alle scienze umane. A dicembre sono stati annunciati i risultati dell’ultima tornata di una delle linee di finanziamento, il “Consolidator Grant”, rivolta a scienziati a metà carriera, che ha assegnato 655 milioni di euro, ricevendo più di 2,500 domande. La competizione è veramente altissima e solo 327 progetti sono stati finanziati, il 13%. Di questi 327 vincitori, 50 condurranno la loro attività di ricerca in Germania e nel Regno Unito, che ancora partecipa a questo programma europeo. Seguono per numero di progetti Francia, Olanda, Spagna, Svizzera etc. Solo 17 progetti verranno condotti in Italia, molto pochi, il 5%. Non siamo un paese dove gli scienziati vogliono venire a lavorare, a quanto sembra. Guardando però alla nazionalità dei ricercatori che hanno vinto in media un finanziamento di 2 milioni di euro per progetto, ben 47 sono italiani, la prima nazionalità, seguiti da 45 tedeschi, 27 francesi e 24 inglesi. Si tratta di un fenomeno che si ripete di anno in anno. Ottimi scienziati dunque, ma non in patria. Dopo decenni di stagnazione, l’Italia è stata travolta, come il resto del mondo, dal COVID. Uscirne sarà lungo e complicato, e un passo essenziale per riuscirci è valorizzare al meglio le risorse che sono a disposizione, in primis le competenze e le capacità delle persone. La ricerca non è un lusso, ma la spina dorsale di un sistema produttivo competitivo, in grado di garantire alti standard di vita. La ripresa del paese dovrebbe partire proprio da qui. Le potenzialità, come visto, ci sono, ma da sole non bastano. Occorre infatti la volontà di mettere questi numerosi talenti a frutto, sia da parte dei decisori politici che delle imprese.
Pubblicato su F51 il 22 dicembre 2020