di Massimiliano Bonacchi e Luca Menicacci
Aziende familiari, banche del territorio e il contributo della Provincia sono il vantaggio competitivo su cui puntare per far ripartire l’economia altoatesina.
Non c’è dubbio che la crisi generata dal coronavirus avrà un effetto recessivo sull’economia. (Goldman Sachs stima a -11,6% il calo del PIL italiano nel 2020). È altrettanto vero che, come tutte le crisi, ne usciremo. Il tema è piuttosto quando ne usciremo.
Ci sono due scenari. Nello scenario ottimistico (che riteniamo probabile) le misure di contenimento e l’arrivo dell’estate rallentano il diffondersi del virus. Entro la fine dell’anno la scienza ci darà la cura per Covid-19 e un vaccino in modo tale da sradicare il virus ed evitare che il prossimo anno ci si ritrovi punto e a capo. Lo scenario pessimistico prevede una presenza latente del virus che condiziona l’attività economica nel lungo periodo, cambiando la struttura dei costi e di conseguenza la profittabilità in molti settori (si pensi al turismo).
In questo quadro, pur ipotizzando uno scenario ottimistico, qual è la ricetta che consentirà al sistema economico altoatesino di tornare a funzionare normalmente nello spazio di poche settimane dalla ripresa delle attività? Gli ingredienti su cui puntare sono tre: il sistema bancario di prossimità, il contributo della Provincia e le aziende familiari.
Le tre principali banche altoatesine potrebbero essere tra i più efficaci “principi attivi” nella cura di una crisi che, questa volta, non è stata generata dal sistema finanziario. Le banche infatti sono la cinghia di trasmissione del Decreto “Cura Italia”. Immettere liquidità per decreto non equivale automaticamente a farla arrivare nelle casse degli imprenditori.
E se il Decreto stesso ha previsto particolari misure a sostegno della liquidità delle imprese sia con l’estensione del Fondo di garanzia per le PMI sia con la moratoria su finanziamenti e fidi bancari fino al 30 settembre, ciò che serve realmente è una implementazione efficace delle misure e risposte rapide alle imprese.
La liquidità è ossigeno che serve tutti i giorni e la cui mancanza provoca danni irreparabili alle imprese. Chi meglio delle banche, che conoscono gli imprenditori del territorio da generazioni, è in grado di fare arrivare ossigeno dove più serve e in tempi brevissimi? In tal senso, una prima proposta congiunta delle banche altoatesine è stata quella di permettere a famiglie ed imprese di poter richiedere moratorie per 12 mesi o prolungamenti fino addirittura a 24 mesi dei finanziamenti a medio-lungo termine, senza particolari formalità. Una boccata d’ossigeno, appunto, arrivata tempestivamente già nella prima metà di marzo. Occorre, quindi, continuare ad operare in questo solco virtuoso tracciato dalle banche del territorio, che hanno così dato prova di coesione.
La Provincia è chiamata a fare da complemento al governo centrale soprattutto usando la leva fiscale. È chiaro a tutti che le misure governative non sono sufficienti. Gli strumenti a disposizione della fiscalità locale non mancano. Un’ipotesi percorribile, considerata l’eccezionalità dell’evento anche ai sensi dei trattati UE, potrebbe essere l’azzeramento dell’aliquota Irap per un anno per i settori particolarmente colpiti dall’emergenza sanitaria all’interno della Provincia. C’è un precedente favorevole: già nel 2012 le nuove iniziative d’impresa nei loro primi 5 anni di attività furono esentate dal tributo a livello provinciale, con il successivo placet della UE. Altri aiuti alle imprese potrebbero arrivare dall’allargamento della platea dei contributi provinciali già previsti per gli investimenti delle piccole imprese, da estendere anche alle medie realtà, alla luce dei nuovi investimenti in sicurezza e dei sovra-costi che esse dovranno sostenere in questo frangente. Questi sono solo due esempi, ma che rendono l’idea dei possibili incentivi. Tutto ciò in un quadro europeo di stimolo fiscale che, come l’esempio tedesco ci insegna, è adesso fondamentale per affiancare le misure del credito.
Le imprese, infine, sono chiamate a compensare gli effetti negativi della chiusura forzata di questi mesi, sfruttando al massimo la ripresa (sempre Goldman Sachs stima a +7,8% la crescita nel 2021). Questo ritorno alla normalità potrà essere più rapido che in altre regioni a tre condizioni. La prima, che il sistema finanziario locale sia stato in grado di fare arrivare la liquidità nei tempi e nei modi da garantire la sopravvivenza del sistema impresa. La seconda, che il governo centrale e soprattutto locale siano riusciti a compensare con la fiscalità agevolata le perdite sofferte nei periodi di chiusura forzata. La terza, che le imprese siano in grado di attivare il capitale relazionale con dipendenti, clienti e fornitori, mantenendo una prospettiva di lungo termine. Si tratta, infatti, di un investimento in termini di perdite immediate nella prospettiva della continuità di impresa.
Infine, questa forse è anche l’occasione per rivalutare due ordini di benefici di cui godiamo – spesso senza riconoscerlo apertamente – in Alto Adige. Da un lato quelli derivanti dalla presenza di banche di territorio in grado di finanziare l’economia reale. Dall’altro, invece, dalla presenza di aziende familiari che, meglio delle altre, sono in grado di reagire ad eventi imprevisti facendo forza sul maggior attaccamento ai valori di impresa e sulla maggiore flessibilità.
(da L’Alto Adige, 26 Marzo 2020)