di Mirco Tonin
L’Istat ha pubblicato nei giorni scorsi i risultati dell’indagine statistica sulla presenza nella popolazione di anticorpi al Covid-19. È emerso che la quota di popolazione rimasta infettata è il 3,3% in provincia di Bolzano e il 3,1% in provincia di Trento, cifre molto alte all’interno del contesto italiano, subito dopo Lombardia e Valle d’Aosta.
Questa indagine si base su un campione rappresentativo di circa 65.000 persone che si sono sottoposte a un prelievo di sangue. Per garantire la rappresentatività è necessario selezionare le persone da sottoporre al test in base a precisi criteri e ci si deve affidare alla collaborazione dei cittadini, che sono liberi di decidere se aderire o meno. L’Istat scrive infatti sul suo sito che «partecipare non è obbligatorio ma è un bene per sé stessi e per l’intera comunità». Nel rapporto si sottolinea anche come la rilevazione fosse inizialmente rivolta a una platea più ampia di cittadini, ma non è poi stato possibile raggiungere la numerosità originariamente programmata.
Va tenuto presente che si tratta di dati provvisori e parziali e come tali suscettibili di modifiche e che, in un contesto emergenziale, i fattori che rendono difficile la rilevazione sono molti. Tuttavia, un fattore certamente importante è rappresentato dalla scarsa adesione da parte dei cittadini all’indagine, fatto già lamentato dalla Croce Rossa a fine maggio. Se si utilizza come indicatore la discrepanza tra il campione teorico di partenza e il numero di interviste effettivamente effettuate, emerge come tra tutte le regioni e provincie autonome italiane Sicilia e Alto Adige siano quelle con adesione più bassa, mentre il Trentino è in linea con la media nazionale (con Marche e Valle d’Aosta in testa alla classifica).
Il dato a livello nazionale, e a maggior ragione per l’Alto Adige, rappresenta un campanello di allarme, in quanto la solidarietà sociale è un fattore essenziale nell’affrontare la pandemia.
Un recente lavoro di Ruben Durante, Luigi Guiso e Giorgio Gulino mostra ad esempio come tra gennaio e maggio 2020 la mobilità, misurata attraverso il tracciamento dei telefoni cellulari, sia calata in maniera maggiore nelle provincie con maggior capitale sociale, dove i cittadini hanno rispettato le misure di distanziamento sociale in maniera più rigorosa.
Uno strumento fondamentale per sconfiggere il virus è la disponibilità dei cittadini a contribuire al bene comune, declinata nell’indossare una mascherina, rispettare la quarantena, sottoporsi ad un prelievo di sangue o, se diventerà disponibile, alla vaccinazione. Senza questa disponibilità, anche i mezzi potenti della moderna medicina diventano meno efficaci.
Pubblicato su Corriere dell’Alto Adige e Corriere del Trentino il 14 agosto 2020