di Federico Boffa
Paul Milgrom e Robert Wilson, entrambi professori a Stanford, hanno vinto il premio Nobel per l’economia del 2020. L’Accademia di Svezia ha premiato due grandissimi teorici che hanno dato un fondamentale impulso alla teoria delle aste.
Le aste hanno una storia antichissima. Erodoto racconta del sofisticato sistema per definire i matrimoni della Babilonia del 500 a.C.: un sistema che ai nostri occhi appare moralmente ripugnante, ma che al momento é la testimonianza scritta più antica di utilizzo di aste. Si partiva dalla donna considerata più attraente, che veniva assegnata al marito che offriva la somma di denaro più alta. Poi si proseguiva con donne considerate sempre meno attraenti, finché si raggiungeva un livello nel quale il futuro marito poteva chiedere una somma di denaro in cambio della disponibilità a prendere moglie: la prendeva, in questo caso, chi offriva di meno. Questa, a dir poco bizzarra, asta portava all’allocazione desiderata dai banditori: le donne più attraenti andavano ai più ricchi (o, per lo meno, a chi aveva l’inclinazione e la disponibilità finanziaria a pagarle di più), quelle meno attraenti ai più poveri.
Posto che le aste già le organizzavano i babilonesi, che cosa hanno fatto Milgrom e Wilson per meritarsi il Nobel? Ci hanno spiegato come far funzionare le aste anche in contesti particolarmente complessi, nei quali servono regole enormemente più dettagliate e complicate del tradizionale: vince chi offre di più. Anche se spesso, come clienti finali, non ce ne rendiamo conto, le aste di oggi sono alla base dell’organizzazione delle economie dei Paesi avanzati. Riguardano settori diversi e in molti casi essenziali, che vanno dalla vendita all’ingrosso dell’elettricità a i mercati finanziari, dall’allocazione delle frequenze (ad esempio, le aste per il 5G) all’arte, dall’immobiliare alla vendita di prodotti usati (ad esempio, ebay). Spesso, le aste di oggi sono molto complesse. Per avere successo, devono essere concepite – in termine tecnico, disegnate – con delle regole che incoraggino intanto la partecipazione, e poi delle strategie di offerta che siano in linea con gli obiettivi del banditore. Tuttavia, purtroppo (o per fortuna dal punto di vista degli economisti che se ne occupano!), non esiste una ricetta universale di regole applicabili a tutte le aste. Ogni asta ha i suoi potenziali problemi, a cui deve essere trovata una soluzione apposita. Uno di essi, fra i tanti, è rappresentato dal fatto che, spesso, chi domanda è potenzialmente interessato a più di un oggetto, ma solo a certe condizioni. Ad esempio, se si mettono all’asta diversi lotti di terreno, un partecipante potrebbe essere interessato a un certo lotto solo a condizione di avere ottenuto anche il lotto vicino, magari perché ci può costruire una casa. Per incoraggiare la partecipazione e un’offerta pari alla disponibilità a pagare del compratore, occorre un disegno dell’asta che permetta ai compratori di fare delle offerte non solo su un lotto singolo, ma anche su insiemi di lotti.
I lavori di Milgrom e Wilson, così come quelli di altri grandi economisti esperti di aste, non si sono limitati alla teoria, ma hanno avuto ricadute applicate enormi, in quanto hanno contribuito a disegnare aste di grande successo. Milgrom e Wilson hanno elaborato il disegno di asta usato dal governo statunitense nel 1994 per la prima vendita di frequenze radio agli operatori di telecomunicazioni, inaugurando una tradizione di attenzione, da parte di molti governi, nei confronti delle regole di svolgimento delle aste che sarebbe proseguita negli anni successivi. Le implicazioni finanziarie sono significative. Ad esempio, in riferimento alle aste per le frequenze per i telefonini in 3G, del 2000, l’economista Paul Klemperer riporta che il ricavo per lo Stato in Germania e nel Regno Unito (dove le aste sono state ben disegnate) è stato pari a 600 Euro per cittadino (circa il 2% del PIL), mentre in Austria, Olanda, Italia e Svizzera (dove non c’è stata analoga cura nel disegno d’asta), il ricavo è stato significativamente inferiore, dai 20 Euro per cittadino della Svizzera ai 240 Euro per cittadino dell’Italia.
Appena arrivato, giovane ricercatore, nel 2005, all’Università di Bolzano, ho avuto il piacere di poter organizzare, insieme al prof. Alan Kirman che lo aveva ideato, un workshop di una settimana nel quale parteciparono Eric Maskin, anch’egli futuro premio Nobel nel 2007, e Paul Milgrom. Una delle lezioni principali che diedero a noi giovani è che il bravo economista deve avere cura dei dettagli. Questo vale sia per chi si occupa di aste, sia per chi si occupa, più in generale, di politica economica. Così come un’asta, una politica economica concepita male, anche se nasce con gli obiettivi e con gli intenti più lodevoli, è destinata al fallimento.