di Mirco Tonin
L’aumento del costo della vita a causa dell’inflazione è sicuramente una delle preoccupazioni principali delle famiglie, in particolare per quelle che non hanno redditi tali da permettere di assorbirne l’impatto senza dover ridurre il proprio tenore di vita. Rispetto a qualche mese fa il tasso di inflazione si sta progressivamente abbassando: l’ultimo dato per Bolzano mostra un aumento dei prezzi del 7,2% nel corso di un anno, mentre a dicembre l’aumento era di quasi il 12%. Questo non significa, ovviamente, che l’aumento dei prezzi sia in fase di riassorbimento, ma semplicemente che i prezzi aumentano meno rapidamente di prima. Anche se i prezzi smettono di crescere, con un’inflazione che quindi diventa nulla su base mensile, il livello dei prezzi rimane elevato, lasciando inalterato il deterioramento del potere di acquisto per tutte quelle categorie che non hanno visto un simile incremento anche sul lato dei redditi.
Tra l’altro, un recente studio di Banca d’Italia, mostra come, a differenza degli Stati Uniti e in parte anche della Germania, in Italia, per quanto è possibile misurare con i dati disponibili, non vi sia stato a livello aggregato un aumento dei margini da parte delle imprese, che sono tornati sugli stessi livelli precedenti alla pandemia.
A livello locale lo shock inflattivo è ancora più pesante. Si innesta infatti in un contesto caratterizzato da un livello dei prezzi già molto elevato, mettendo in luce i rischi che questo comporta, oltre che per il benessere delle famiglie altoatesine, anche per le possibilità di sviluppo dell’economia, riducendo l’attrattività del territorio per le realtà produttive che guardano oltre il solo mercato locale.
I riflettori sono puntati, in particolare, sul prezzo degli immobili. Ci sono interventi che possono risolvere il problema? Innanzitutto, sarebbe utile evitare politiche che lo aggravano. In un contesto in cui l’offerta di immobili sul mercato non può reagire ad un aumento di domanda a causa di vari vincoli fisici e amministrativi, una politica di contributi dati dalla mano pubblica per sostenere le persone a realizzare il legittimo desiderio ad una abitazione di proprietà si traduce in un aumento dei prezzi, diventando dunque un contributo a fondo perduto per chi vende e non per chi acquista.
Di recente si sono messi in discussione i contributi a certe produzioni cinematografiche a causa degli impatti negativi sul territorio dovuti all’eccesso di turismo, ad esempio a Braies. Sarebbe il caso di chiedersi se anche altri tipi di contributi non abbiano, tutto sommato, un effetto negativo sul territorio, anche se magari sono popolari tra gli elettori.
Pubblicato sul Corriere dell’Alto Adige e il Corriere del Trentino il 20 giugno 2023.