di Mirco Tonin
Aumentare la produttività del lavoro, all’interno delle imprese, delle amministrazioni pubbliche o di qualsiasi altra organizzazione che produca beni o servizi, è la chiave di volta per aumentare in maniera sostenibile il tenore di vita di un paese.
L’Italia negli ultimi vent’anni ha purtroppo arrancato sotto questo punto di vista, con una produttività che è rimasta sostanzialmente stagnante, mentre è cresciuta in altri paesi europei, ad esempio Germania o Spagna, come mostrato da Riccardo Puglisi in un recente articolo sull’inserto L’Economia del Corriere della Sera.
Come fare per invertire questa tendenza? Formazione ed investimenti in ricerca e sviluppo sono spesso citati come possibili soluzioni. Ma come incoraggiare questo tipo di attività, soprattutto all’interno di un tessuto produttivo caratterizzato da imprese medio-piccole?
Un nuovo studio dell’economista Diego Comin, del Dartmouth College negli Stati Uniti, e colleghi analizza l’effetto sulle imprese tedesche della società Fraunhofer, una delle maggiori organizzazioni di ricerca applicata al mondo, con oltre 25.000 dipendenti e un budget di 2,3 miliardi di euro, generato principalmente attraverso ricerca commissionata. Il compito principale di questa istituzione è l’applicazione della conoscenza generata dalla ricerca di base. Conoscenza prodotta solitamente all’interno delle università e applicata ai problemi pratici incontrati dalle imprese. Quello che emerge dallo studio su 4.500 imprese e oltre 32.000 progetti è che, attraverso la collaborazione con i ricercatori di Fraunhofer, le imprese riescono ad aumentare il proprio fatturato e la propria produttività in maniera significativa, soprattutto se l’obiettivo della collaborazione è generare nuova conoscenza attraverso ricerca o studi applicati, piuttosto che implementare soluzioni già conosciute in un differente contesto aziendale. Questo avviene anche grazie a una strategia maggiormente orientata alla conoscenza da parte delle aziende, che aumentano, ad esempio, la quota di dipendenti in possesso di una laurea. Da sottolineare, data la struttura produttiva italiana, che le imprese più piccole (e quelle più giovani) sembrano essere le maggiori beneficiarie della collaborazione con la Società Fraunhofer.
Lo studio riguarda la Germania, dove hanno luogo la maggior parte delle attività della società. Tuttavia, da quasi dieci anni esiste una sede anche in Italia, a Bolzano. La collaborazione tra università, luoghi di ricerca e formazione per eccellenza, imprese e amministrazioni pubbliche orientate all’innovazione, e istituzioni dedicate alla ricerca applicata potrebbe essere uno degli ingredienti per risolvere la stagnazione italiana, causa non solo di sottoccupazione, ma anche di salari che spesso non crescono in maniera adeguata.
Pubblicato sul Corriere dell’Alto Adige il 30 luglio 2018