di Alessandro Narduzzo
Siamo abituati a pensare agli imprenditori come persone che prima di altri percepiscono dei bisogni insoddisfatti, proponendo soluzioni innovative. Nel caso dell’innovazione sociale i problemi, come ad esempio la salute, la mobilità, la qualità della vita e dell’ambiente, si presentano invece innanzi a noi, spesso macroscopici e insormontabili.
Inoltre, nella prospettiva dell’innovazione sociale la soluzione ai problemi non viene delegata allo Stato o alla pubblica amministrazione, ma passa attraverso l’iniziativa e il coinvolgimento dei cittadini e della società civile che si organizzano per offrire nuove soluzioni.
L’impresa sociale è dunque uno strumento per concepire, sviluppare e realizzare queste soluzioni. “Everyone a changemaker” (tutti possono essere agenti del cambiamento): questa è la sfida che accolgono oggi le imprese sociali, facendo proprio il motto di Ashoka, la più grande rete internazionale di imprenditori sociali.
Uno degli ambasciatori di Ashoka nel mondo è Massimo Vallati che ha fondato un’impresa sociale, Calciosociale, con l’obiettivo il usare il gioco del calcio come occasione di inclusione per affermare principi di reciprocità e di rispetto: “cambiare le regole del calcio per ridiscutere le regole del mondo”. Un’idea che richiama da vicino l’esperienza bolzanina di Excelsior, squadra nota anche al pubblico non sportivo per il suo modo di concepire e interpretare lo sport. Massimo Vallati è uno degli ospiti che sarà presente all’evento finale (aperto al pubblico) della prima edizione di Social Impact Lab, giovedì 12 aprile dalle ore 14.30 al NOI Techpark, in cui verranno presentate le quattro idee di impresa sociale che hanno seguito questo laboratorio. Nel corso delle ultime 12 settimane i partecipanti hanno sviluppato soluzioni per affrontare alcune delle sfide più pressanti della nostra società: la condizione di vulnerabilità delle persone con disabilità che restano senza genitori (Durante noi, dopo di noi) o che non hanno una rete familiare di supporto (Progetto Egida); la condizione di disagio di una parte crescente della popolazione che vive l’invecchiamento come una condizione di inattività (Pro Vita Aktiva), le difficoltà che incontrano le esperienze di partecipazione attiva nella società che faticano a decollare perché non si connettono tra di loro (Street Center).
Social Impact Lab è un programma pensato per chi vuole avviare o far crescere un’impresa sociale, organizzato dall’unità di ricerca Imprenditorialità, Innovazione e Management della Libera Università di Bolzano, nell’ambito del progetto Interreg SIAA, finanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale e Interreg V-A Italia – Austria 2014-2020.
Social Impact Lab applica la logica imprenditoriale per concepire e sviluppare soluzioni innovative con impatto sociale. Strumenti utilizzati da chi vuole creare startup nella Silicon Valley vengono adattati e impiegati per creare imprese sociali. Ad esempio la validazione del problema per capire se un fenomeno è stato inquadrato chiaramente, l’uso di prototipi per capire presto e meglio quanto la soluzione sia capace di risolvere il problema e di creare valore per i beneficiari diretti e per la società nel suo complesso. Inoltre, Social Impact Lab prevede un percorso di alfabetizzazione all’auto produzione di video, funzionale ad una comunicazione diretta e immediata dell’idea innovativa.
Uno dei mantra delle startup digitali di successo (i cosiddetti “unicorni”) è la crescita (“scaling-up” è il termine ricorrente) che si auspica non solo rapida, ma precoce e duratura. Questo mantra, per ragioni diverse, è importante anche nel caso delle imprese sociali. Infatti, se la nuova idea è una buona idea, ossia è in grado di risolvere in modo adeguato un problema sociale, ebbene quanto più rapidamente questa impresa cresce, tanto maggiore sarà il suo impatto positivo complessivo.