di Mirco Tonin
Tutto scorre, diceva il filosofo, e la narrazione del cambiamento veloce, del “nulla sarà più come prima”, prevale oggi in molti ambiti, soprattutto con riferimento alla tecnologia, ma non solo. Eppure, nella società convivono con il mutamento aspetti caratterizzati dalla lunga durata, dalla persistenza nei secoli, di generazione in generazione. Molti aspetti della mentalità, del modo di pensare, di porsi verso le cose e le persone appartengono a questa categoria, per cui eventi remoti, di cui nessuno ha più memoria viva, continuano ad esercitare una loro sottile influenza, anche se non ne siamo consapevoli.
Esempi ve ne sono molti. Uno studio pubblicato di recente da un giovane studioso polacco, Pavel Bukowski, guarda all’atteggiamento verso l’educazione, un connotato cruciale per lo sviluppo civile ed economico di una comunità. Nella sua storia travagliata, la Polonia ha vissuto il periodo della cosiddetta partizione, in cui il territorio nazionale era diviso tra Prussia, Russia imperiale e Austria asburgica, ognuno con un sistema educativo diverso. In particolare, la Prussia utilizzava le scuole per “germanificare” la popolazione, usando il tedesco come lingua di istruzione, mentre nella parte austriaca si usava il polacco. Nonostante i confini tra le varie zone della Polonia siano scomparsi da un secolo, l’atteggiamento della popolazione continua oggi ad essere diverso al di qua e al di là dell’antico confine. Comunità che più di un secolo fa hanno fatto esperienza di un sistema educativo “ostile” hanno tuttora un minor coinvolgimento, con ad esempio risultati peggiori negli esami, rispetto a comunità a pochi chilometri di distanza, che si trovavano sotto la giurisdizione asburgica. Questo nonostante il fatto che il sistema scolastico attuale sia lo stesso.
Da un lato, dunque, quello che noi siamo è il risultato di esperienze accumulate da secoli, per cui aspettarsi che le persone cambino il loro modo di porsi in maniera repentina è ingenuo. Dall’altro, il nostro agire può avere ripercussioni non solo nel presente, ma anche nel futuro lontano. Non siamo dunque gli unici responsabili di quello che siamo, ma siamo in parte responsabili anche di quello che, come società, saremo.
Apparso su “Insieme Possiamo”, magazine di Cooperazione Autonoma Dolomiti, dicembre 2018