di Mirco Tonin
Sembra proprio che il 2018 a Bolzano sarà un anno 4.0. La Camera di commercio punta infatti su «Impresa 4.0», con una serie di iniziative che ha già preso il via, mentre l’Istituto promozione lavoratori ha fatto del «lavoro 4.0» il tema dei prossimi dodici mesi, tenendo l’evento di lancio martedì scorso. Sono iniziative molto opportune, in quanto promuovono una riflessione su un tema centrale, quello delle trasformazioni in atto nelle modalità di produzione, scambio e, più in generale, interazione, con ripercussioni importanti nella vita di ognuno, dentro e fuori il posto di lavoro.
Riflettere su come affrontare una simile trasformazione è importante, in quanto essa presenta sia rischi sia opportunità: le azioni che si mettono in campo possono influenzare in maniera significativa quale dei due aspetti sarà prevalente in un dato territorio. Al riguardo, un elemento fondamentale è spesso individuato nelle competenze delle persone. Il termine competenze è però assai generale, comprendendo al proprio interno concetti molto diversi. Si va dalle conoscenze specifiche riguardo a una data tecnologia — programmare nel linguaggio Python — a capacità generali come l’abilità nell’individuare gli aspetti essenziali di un problema, fino ad arrivare a inclinazioni e abitudini mentali quali l’attitudine a guardare una questione da un punto di vista «alternativo».
Parlando di 4.0 si tende spesso a privilegiare il primo aspetto, quello delle conoscenze specifiche, in ambito informatico, tecnologico o altro. Si tratta di aspetti ovviamente decisivi ma, in un ambiente in cui l’innovazione sta accelerando, il valore delle conoscenze generali non deve essere sottovalutato. Se il nuovo paradigma è infatti cambiare professione varie volte nella carriera lavorativa, la base conoscitiva che permette di acquisire velocemente competenze specifiche sempre nuove diventa una competenza indispensabile. Spingendo il discorso ancora più avanti, in un ambiente in cui si automatizzano progressivamente la maggior parte dei compiti standardizzabili, la capacità di pensare fuori dagli schemi o di relazionarsi con le persone diventa centrale e, con essa, quelle attitudini mentali che la favoriscono. Tali capacità si sviluppano molto precocemente, quindi le competenze 4.0 non si formano solo all’università o nei centri di ricerca, ma anche negli asili e nella scuola primaria.
Pubblicato il 19 gennaio 2018 sul Corriere dell’Alto Adige